Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato è il più grande del Piemonte per quanto riguarda la superficie tutelata con le sue 13 denominazioni, tra cui due giovani DOP che stanno crescendo moltissimo come il Ruchè di Castagnole Monferrato e il Nizza.
Presidente Filippo Mobrici, quale effetto ha avuto nelle vostre imprese la crisi del COVID-19?
“Il primo effetto si è avuto nei confronti delle piccole e medie realtà che vivevano di Horeca e dove le perdite sono arrivate all’80%. Abbiamo una base fatta da 25 cantine sociali che detengono circa il 45% del vinificato del territorio, ma accanto a loro ci sono anche un esercito di circa 750 produttori che in molti casi si fanno tutta la filiera. Discorso distinto per i grandi players che hanno sbocchi internazionali”.
Lei ha parlato delle Cantine sociali. In questo caso gli effetti della pandemia cosa hanno significato?
“Un tracollo perché molte di queste cantine sociali sono anche fornitrici del territorio con la mescita dei vini da tavola oppure come punti vendita diretti al consumatore. Questo è un problema serio a cui si aggiunge la mano d’opera”.
In che senso?
“Aver bloccato, a causa del COVID-19, l’afflusso di operai esteri ci ha fortemente penalizzato. Gli stranieri che negli anni sono venuti in Italia li abbiamo formati, su di loro abbiamo investito molto e ora sono persone specializzate che sanno fare bene il lavoro. Ben vengano però gli italiani, ma devono sapersi qualificare altrimenti il rischio è quello che se dovessimo perdere la mano d’opera italiana, recuperare quella specializzata straniera sarebbe difficile”.
Quale sarà l’attività o l’azione che il Consorzio pensa di mettere in atto per supportare le imprese nel mercato?
“Oggi dobbiamo essere più local e meno global dove sicuramente torneremo fra qualche tempo e in cui, attraverso piani di promozione molto mirati, dovremo riuscire a mantenere quei mercati. Però nell’immediato il mercato domestico sarà quello che ci darà le risposte più rilevanti. Chiediamo interventi straordinari per quanto riguarda la distillazione per quei vini che non sopportano invecchiamenti, ma anche sostegno sulla rimodulazione forte della vendemmia verde con una riduzione della resa con l’appoggio ai costi dell’agricoltore. Una ulteriore misura d’emergenza sarebbe l’aiuto concreto sull’affitto di vasi vinari oppure il taglio d’annata aumentato almeno al 25% così da poter togliere dal mercato una buona quota di prodotto e trovarselo stoccato l’anno dopo”.
Il Consorzio quale azione metterà in atto per informare il consumatore?
“Stiamo pensando di puntare molto sulla radio che è uno strumento efficace, che non disturba ed attira attenzione. Faremo delle campagne informative ad hoc senza tralasciare la televisione, soprattutto quella locale. Il messaggio è quello di consumare ed acquistare vini piemontesi”.
Quali opportunità potranno cogliere le imprese in questo cambiamento?
“L’e-commerce è sicuramente una grande opportunità che già molte nostre aziende hanno recepito. Un’altra cosa importante è la vendita porta a porta, si tratta di una fidelizzazione essenziale della clientela. Inoltre sta ritornando la figura del grossista, una forma che avevamo dimenticato, ma che stiamo riscoprendo per via della crisi”.
Quali attività possono organizzare le imprese e il Consorzio per rilanciare il turismo nel territorio?
“Ritengo che grazie alla natura, il turista possa avvicinarsi al nostro mondo prima degli altri. Se nel passato il giro era nelle cantine, adesso si può fare nei vigneti ed è a mio avviso un primo approccio importante per ritornare alla normalità”.
Fonte: Consortium 2020_02