“Basta fuffa”: risponde così Mauro Rosati, direttore di Fondazione Qualivita, alla domanda “Come dovrà essere la comunicazione della ripartenza riguardo al cibo? In che modo si potrà aiutare?”. Il terzo ospite di Cucine in Quarantena, in una puntata del podcast tutta dedicata alle DOP e IGP italiane, parla di un mondo che in queste settimane sta vivendo una rivoluzione, un universo che negli ultimi anni ha contribuito non poco all’immagine dell’Italia nel mondo.
Un settore che al completo vale oltre 16 miliardi di euro di valore alla produzione. La #DopEconomy italiana si conferma driver fondamentale e indiscusso dei distretti agroalimentari del nostro Paese. E adesso cosa accadrà? Della #DopEconomy fanno parte dentro consorzi e prodotti a largo consumo ma anche di nicchia. Alcuni quotidianamente nella tavole degli italiani, altre, costose e rare, dedicate prevalentemente a ristoranti e locali. “Sono soprattutto i freschi e i dedicati al canale Horeca a soffrire maggiormente in questo momento” spiega Rosati. Un esempio su tutti? “La Burrata di Andria IGP: stava conquistando il mercato internazionale ma in questo momento ha tutti i mercati chiusi, soprattutto export e ristorazione”.
Piccole e medie imprese, che hanno creato eccellenze enogastronomiche che hanno contribuito a portare valore e a costruire un’immagine di qualità dell’Italia del mondo. Produzioni che hanno spinto anche nel Belpaese la nascita di un certo tipo di turismo, quello enogastronomico di qualità. E adesso? “Io credo che se il Governo e l’ Europa, che in questi anni ha investito molto sulla qualità, non hanno politiche di supporto, rischiamo di perdere molte aziende, perchè non tutti non hanno il passo per stare nella grande distribuzione. Se io dovessi pensare a un turismo nuovo in Italia, penserei a quello che sta dentro le aziende agricole, all’aria aperta, che sa godere di spazi adeguati. La nostra esperienza, penso a iniziative come Cantine Aperte o Caseifici Aperti, ci consente un’offerta di qualità strutturata e organizzata su questo fronte, che potrebbe essere un leva per far ripartire turismo in Italia, rispetto al turismo di massa”.
Il mondo della comunicazione, ascoltando le riflessioni di Rosati, avrà un ruolo importante: “Bisognerà raccontare meno fuffa – riassume –lo storytelling non permette più invenzioni o idee strane. Lo storytelling del cibo italiano dovrà essere più legato alla realtà, alla garanzia di autenticità, sicurezza alimentare, certificazioni. Un mestiere importante, bisogna studiare e usare le tecnologie. Lo slogan generico W il made In Italy non funziona più, è troppo provinciale, elementare, generico. Ci vuole altro per pensare ad altri tipi di contenuti”.
Tra questi, potrebbe trovare spazio anche un intero universo ancora poco sviluppato nella comunicazione che parla di DOP e IGP: il loro valore nutraceutico e il loro ruolo nella Dieta Mediterranea, Patrimonio Unesco. Un rapporto ancora poco sviluppato, fino ad ora, di cui si è occupata recentemente Qualivita in uno studio per gettare luce su questo tema e incentivare forme di comunicazione e approfondimento in questo senso.
Fonte: Informacibo.it