Il lockdown non ha fatto per niente bene al vino italiano: certo sono aumentati gli acquisti online (saliti da un 20 al 25% dei consumatori) e dal nulla è nata una quota del 9% di italiani che ha effettuato aperitivi a distanza, ma per oltre il 5o% i consumi sono rimasti invariati e soprattutto il 30% degli italiani ha bevuto meno vino. È quanto è emerso da un`indagine dell`Osservatorio Vinitaly-Nomisma diffusa ieri e che ha sottolineato ancora una volta come il “tappo” dovuto al lockdown della ristorazione stia ingessando il vino europeo.
Risulta senza sbocco di mercato il 30% in volume e il 50% in valore della produzione vitivinicola Ue. La stima è del Ceev, l`organizzazione delle imprese europee del vino ed è stata presentata nei giorni scorsi a Bruxelles per supportare la richiesta di aiuti straordinari. Una valutazione che getta un`ombra sui prossimi mesi perché senza una progressiva ripresa almeno delle esportazioni (frenate dallo stop anche della ristorazione estera) e con giacenze che secondo i dati del Ministero delle politiche agricole al 31 marzo sono a quota 54 milioni di ettolitri (nelle cantine c`è un volume pari all`intera produzione di un anno) la prossima vendemmia rischia di non essere più, come è sempre stata, una festa. Gli stock di vino esploderebbero e i prezzi nel giro di pochi giorni crollerebbero in picchiata.
Completamente out il canale di bar e ristoranti, molto rilevante sotto il profilo del fatturato considerato il prezzo medio più elevato rispetto alla grande distribuzione, senza dimenticare il crollo del turismo e quindi dell`enoturismo, un segmento cresciuto molto negli unimi anni e che oggi conta circa 25mila cantine in Italia aperte al pubblico che per le sole vendite dirette registrano un giro d`affari di oltre 2 miliardi di euro l`anno. «Un universo che al momento è semplicemente cancellato – ha denunciato la produttrice Donatella Cinelli Colombini, da sempre molto attiva sull`enoturismo e promotrice tra l`altro della manifestazione Cantine aperte – facendo così venir meno una importante fonte di liquidità per le imprese oltre che una leva di sviluppo perì territori».
In questo quadro a tinte fosche per il principale comparto dell`agroalimentare italiano ma anche europeo l`associazione degli industriali Ue ha avanzato un pacchetto di misure che puntano sul congelamento dei fondi non spesi del bilancio Ue e destinati al vino (con le OCM di settore). «Per sostenere il recupero dei mercati – ha detto il segretario del Ceev, lo spagnolo Ignacio Sànchez Recarte – chiediamo ulteriore flessibilità per i programmi di promozione, un`Iva ridotta temporanea per i prodotti vitivinicoli e l`adozione di un quadro moderno per la vendita a distanza». «Un`Iva ridotta temporanea – ha aggiunto il direttore di Federvini, Ottavio Cagiano – favorirebbe anche il canale della ristorazione che prima o poi dovrà ripartire, mentre sul fronte delle vendite online si potrebbe cogliere l`occasione per un`armonizzazione fiscale almeno in Europa».
Intanto a livello nazionale si lavora su misure in grado di favorire l`equilibrio di mercato. «Premesso che la richiesta di congelare i fondi OCM non spesi non è percorribile – spiegano al Ministero delle politiche agricole – perché è una soluzione consentita per le risorse dello sviluppo rurale ma non per i fondi OCM , per i quali occorrerebbe una modifica del Trattato. Ciò che invece è in dirittura d`arrivo è una distillazione di crisi con fondi Ue per circa 5o milioni di euro per ritirare dal mercato tra i 2,5 e i 3 milioni di ettolitri. Una cifra pari al 5-6% delle giacenze in cantina e che consentirà così di alleviare la pressione dell`offerta sostenendo i prezzi. Una misura efficace e che sarà poi completata da una vendemmia verde facoltativa (taglio e distruzione dei grappoli in campo prima della maturazione, ndr) per la campagna 2020-21. Un pacchetto di misure che ci auguriamo possano sostenere il settore in questa pesante crisi».
Fonte: Il Sole 24 Ore