Di fronte al lockdown, il settore vitivinicolo si riscopre a due velocità. Le aziende, specie le più grandi, la cui produzione è orientata all’export e alla vendita nei canali della grande distribuzione stanno salvando i volumi d’affari. È crisi nera per le aziende specializzate nella vendita diretta al cliente e per quelle che si occupano del rifornimento di ristoranti, alberghi, bar ed enoteche. Le prime rappresentano nel Veneziano circa il 15% del comparto. Le seconde, quelle il cui sbocco è sul canale Horeca, sono circa il 40%. Per queste realtà le vendite sono di fatto azzerate. Il coronavirus rischia di colpire un settore, quello del vino, che stava andando forte.
Nei primi tre mesi dell’anno le aziende che producono le 5 etichette tutelate dal Consorzio Vini Venezia (Venezia DOP, Lison-Pramaggiore DOP, Piave DOP, Lison DOP, Malanotte del Piave DOP) hanno registrato un + 7,2% di vendite rispetto al primo trimestre 2019, con il record per il Venezia DOP (+24%). Tra un paio di settimane arriveranno i dati di aprile, ma difficilmente si manterrà il trend crescente. E tra qualche mese gli effetti delle misure restrittive saranno forse molto più accentuati ed estesi in termini di consumi complessivi. «Le sofferenze più importanti», afferma Giorgio Piazza, presidente del Consorzio Vini Venezia, «le stanno vivendo quelle aziende che hanno un mercato legato alla ristorazione, alle enoteche e agli alberghi con ristorante, tutte attività oggi chiuse. Mentre le imprese che hanno un mercato rivolto alla grande distribuzione o altre piccole aziende legate ai privati stanno presidiando il mercato e non hanno avuto questo calo ponderale delle vendite».
In difficoltà le aziende che avevano scommesso sull’enoturismo, a causa dell’impossibilità delle persone di recarsi in cantina. Per far fronte allo stop molte si sono organizzate con le consegne a domicilio. C’è poi il problema delle cantine, che rischiano di affrontare la prossima vendemmia in una situazione di elevata giacenza di prodotto. «Coldiretti ha elaborato un pacchetto di misure di contenimento, relative in particolare agli strumenti della distillazione e della vendemmia verde», commenta Andrea Colla Presidente di Coldiretti Venezia, «se si decidesse di non intervenire, si arriverà alla prossima vendemmia con giacenze particolarmente elevate, in un contesto di incertezze economiche e di mercato ancora importanti. Questo porterà al blocco delle cantine e della possibilità di vinificare le uve per mancanza di capienza, a un crollo dei prezzi delle uve e dei vini mettendo a rischio la tenuta dell`intera filiera».
Fonte: La Nuova Venezia